L’e-commerce cresce a cifra doppia, eppure gli acquisti da un paese all’altro continuano a scarseggiare. Ecco perché, come anticipato a marzo dalla Commissione UE, l’antitrust Europa ha aperto un’indagine volta a chiarire quali siano le barriere che ancora ostacolano l’affermarsi dell’e-commerce transfrontaliero.
Quali sono, dunque, questi ostacoli che le società stesse pongono allo sviluppo del commercio elettronico di beni e servizi più diffusi su internet come i prodotti elettronici, abbigliamento e scarpe e contenuti digitali? Stando alle parole del commissario alla concorrenza Margrethe Vestager, i cittadini europei sono costretti a fronteggiare un numero troppo elevato di barriere al commercio elettronico transfrontaliero, spesso erette dalle stesse società, ed è proprio a tale proposito che è stata istituita l’indagine che vuole far luce su queste criticità, cercando una volta per tutte di superarle.
“È giunta l’ora di abbattere gli ostacoli che ancora intralciano il commercio elettronico, che è uno degli elementi essenziali di un autentico mercato unico digitale in Europa. L’indagine di settore agevolerà la Commissione nella comprensione e nell’abbattimento delle barriere al commercio elettronico, con vantaggi sia per i cittadini sia per le imprese europee“.
E i dati confermano in toto l’esigenza sollevata dal commissario alla concorrenza, dimostrando quanto il popolo europeo sia attivo ed entusiasta dei servizi digitali: lo scorso anno, infatti, circa il 50% dei consumatori UE ha effettuato acquisti su internet, eppure solo il 15% si è avvalso di venditori con sede in un altro Stato dell’Ue. Questo a dimostrazione di quanto ancora ingombranti siano gli ostacoli al al commercio elettronico transfrontaliero: si pensi ad esempio ai geoblocchi, che possono impedire al consumatore di accedere a determinati siti in base al luogo in cui vive o agli estremi della carta di credito che usa.
E così si verifica quel paradosso per cui, se da un lato sono sempre più le merci e i servizi commercializzati online, dall’altro le vendite transfrontaliere nell’Ue aumentano a rilento, proprio a causa delle barriere linguistiche, delle preferenze dei consumatori e – soprattutto – delle diverse normative vigenti negli Stati membri. Bruxelles, inoltre, sospetta che certe imprese adottino misure che limitano il commercio elettronico transfrontaliero di proposito.
L’indagine avviata oggi dal commissario Vestager si concentrerebbe sul modo per migliorare l’individuazione di tali pratiche e affrontarle, in linea con l’obiettivo prioritario della Commissione di creare un mercato unico digitale connesso, studiando soluzioni e metodi per colmare le difficoltà che ancora inibiscono l’affermazione del commercio elettronico da un paese all’altro; l’indagine si concentrerà in una prima fase sulla consultazione delle aziende attive sul mercato, per poi, entro la metà del prossimo anno preparare un rapporto esaustivo sul settore del commercio elettronico transfrontaliero.