Le vendite online del compartimento beauty crescono a vista d’occhio, superando abbigliamento e turismo, mentre la ricerca dei prodotti cosmetici supera ormai quella dei beni tecnologici.

Secondo l’ultimo osservatorio Alkemy E-Commerce emerge, a fine 2014 il fatturato del settore crescerà del 30% rispetto al 2013 sfiorando i 120 milioni di euro. Stando alle stime, questa incredibile crescita sarà seguita da altri settori già “maturi” che hanno iniziato ad aumentare più lentamente come l’abbigliamento (+22%), il turismo (+20%) e l’elettronica di consumo (+10%).

Secondo Alkemy sono 3 milioni circa gli italiani (90,7% sono donne) che ogni mese in rete cercano una risposta, un’offerta o suggerimenti per il make-up e la cura dei capelli ma anche offerte per comprare, a prezzi scontati, profumi e prodotti che già conoscono. Un dato ancora più sorprendente se confrontato con le ricerche legate alla telefonia mobile, che coinvolgono 1,2 miliardo di italiani.

Se offline, dunque, il comparto cosmesi vive una contrazione di 2% circa, le vendite online genereranno un fatturato di 120 milioni di euro, contro i 90 milioni fatturati lo scorso anno; a dimostrazione della vivacità del fenomeno c’è il fatto che il 10% delle italiane ha comprato almeno una volta in rete shampoo, creme, profumi, mascara o ombretti. Percentuale che posiziona l’Italia su medie più “simili” al resto d’Europa (11%) quando, normalmente, le distanze sono molto più ampie.

Diverse sono, invece, le dinamiche legate agli acquisti, che vedono i profumi come la categoria del Beauty & Care più venduta in Rete, seguita dalla cura della persona e dal make-up. In questo caso il disallineamento tra categorie più ricercate e più acquistate sembra dipendere dalla tendenza dei consumatori a comprare sul web soprattutto i prodotti di bellezza che già conoscono e che utilizzano più frequentemente.

Il fenomeno sembra rispecchiare la vocazione anticiclica del settore che si traduce in una razionalizzazione delle scelte dei consumatori ossia comparazioni, ricerche e scelte di fasce di prezzo e canali più economici senza rinunciare ai prodotti premium. Cosi, anche se la penetrazione dell’e-commerce sul totale delle vendite retail del segmento è ancora bassa (0,7% nel 2013), se comparata alle principali economie europee (5% in Francia e 6% in UK nel 2013), il potenziale – testimoniato da quei 3 milioni di ricerche effettuate ogni mese – sembra rispecchiare un gap nell’offerta sul fronte domestico.

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