Tutti pazzi per l’e-commerce, ma anche in Italia? Stando ai nuovi dati pubblicati dall’Osservatorio Netcomm e Politecnico, sì, anche il nostro Paese sta diventando un mercato interessante per quanto riguarda le vendite online.
Il valore degli acquisti online nel nostro Paese quest’anno raggiungerà i 16,6 miliardi di euro, crescendo del 16% rispetto al 2014.

Sono soprattutto i servizi (turismo e assicurazioni in primis) a portare gli acquirenti sul web seguiti dai prodotti, perfino in quei settori – quali alimentari e arredamento – in cui inizialmente gli italiani erano restii ad acquistare online. I dati dell’osservatorio e-commerce di Netcomm-Politecnico di Milano  calcolano in 11,1 milioni i clienti abituali, ovvero che effettuano un acquisto online almeno ogni tre mesi: il loro scontrino medio è di 89 euro. «Il mercato resta sbilanciato sui servizi che valgono il 60% dell’acquistato. Tuttavia l’acquisto online di prodotti cresce a un tasso più elevato (+21%) rispetto ai servizi (+12%)» spiega Riccardo Mangiaracina, direttore dell’Osservatorio e-commerce.

Contribuiscono alla crescita complessiva del settore i settori che hanno trainato il mercato in Italia fin dall’inizio, come il turismo che cresce del 14% e da solo vale 7.762 milioni di euro, quasi la metà delle vendite online, l’informatica, l’abbigliamento. Cresce anche l’editoria, settore in cui l’e-commerce raggiunge il 4% delle vendite. L’e-commerce vive dunque una crescita trasversale, anche se – come svelano i dati dell’Osservatorio – l’Italia è ancora lontana dai principali mercati occidentali (Francia, Germania, Uk e Usa) dove ha raggiunto livelli di diffusione fino a quattro volte più elevati.

Naturale quindi con questi numeri che i giganti delle vendite online come Amazon e Ebay (i cosiddetti marketplace) abbiano recentemente iniziato a corteggiare anche i piccoli con varie iniziative, dalle botteghe dedicate al Made in Italy agli accordi con le categorie di settore. Ma per i piccoli non rischia di trasformarsi in un abbraccio mortale? «Esserci conviene, il punto è come – spiega Roberto Liscia, presidente di Netcomm – i cosiddetti piccoli devono fare un ragionamento a monte: vogliono puntare sul brand o sul prezzo? Il digitale mette a disposizione una possibilità che non avevano, quella di uscire dal mercato di prossimità nel quale erano relegati». Opportunità da maneggiare con cura quindi. «Il tema – conclude Liscia – non è quanto vendo ma per quanto tempo riesco a tenere la relazione con il cliente». Infatti, avviare le vendite su Amazon o Ebay potrebbe essere quindi solo un primo passo, peraltro meno costoso, prima di aprire un proprio sito.

«Ma le vendite online non si improvvisano, ed esserci non basta. Neanche sui marketplace – sottolinea Giulio Finzi, segretario generale di Netcomm, uno degli autori della guida Come aprire un negozio online (e avere successo) – Quello che serve innanzitutto è avere contenuti di qualità che siano capaci di raccontare la storia dei nostri prodotti in pochi secondi. Bisogna poi essere pronti a gestire il servizio in tempo reale: evadendo gli ordini, perché il marketplace è aperto 24 ore al giorno, sette giorni su sette; controllando il magazzino; e poi infine seguendo il cliente in tempo reale, informandolo ed essendo pronti a gestire i suoi resi. I commenti di nostri acquirenti sono il nostro più grande tesoro».

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