Sebbene storicamente in ritardo rispetto agli altri Paesi d’Europa, anche in Italia è in corso una significativa trasformazione culturale che sta cambiando il modo stesso di concepire le vendite e il rapporto con i clienti. A fare da traino di questa rivoluzione è il settore dell’e-commerce, che negli ultimi anni ha fatto registrare trend positivi in costante crescita; tutti i player dell’ecosistema economico digitale si stanno muovendo nella direzione dell’utente, nel tentativo di colmare quelle lacune che ancora lo rendono scettico nei confronti del commercio online.
Come prima istanza, il problema dei tempi e modi della spedizione che spesso non soddisfano le esigenze degli utenti. Alcuni inoltre non si sentono ancora a proprio agio con il digitare i dati della propria carta su un sito web. Possono sembrare problemi banali, ma la loro soluzione passa da uno sforzo collettivo di tutti gli attori coinvolti. Non solo delle aziende che vendono online, ma anche dei corrieri e delle banche.
L’e-commerce deve modularsi in base alle abitudini di vita e i costumi che cambiano, andando realmente incontro alle esigenze quotidiane degli utenti: ad esempio, le famiglie lavorano fuori casa fino a tardi e sono sempre più mobili e irregolari negli spostamenti. Si moltiplicano pertanto i luoghi e gli strumenti fisici dove ritirare un pacco. Allo stesso tempo, diventano più vari e numerosi i modi per pagare senza carta di credito.
Altre innovazioni ecommerce aumentano la libertà e il potere degli utenti: di scegliere, personalizzare, controllare la qualità finale dei prodotti. I negozi online smettono insomma di essere vantaggiosi solo per il prezzo e la rapidità d’acquisto. Adesso mirano a esserlo anche per la qualità dell’esperienza d’acquisto.
Sono tutti fattori cruciali per imprimere una svolta all’ecommerce italiano. Secondo Netcomm, il fatturato 2014 arriverà a 13,2 miliardi di euro, con una crescita del 17 per cento; gli italiani che hanno fatto acquisti in un arco di tre mesi sono stati 15,4 milioni, aumentando del 14,3 per cento. Ci dobbiamo confrontare con Francia, Germania e Regno Unito dove l’ecommerce è molto più popolare e quindi varrà nel 2014 rispettivamente il 6, l’8,5 e il 15 per cento delle vendite totali, contro il nostro 3,6 per cento (3 per cento nel 2013).
C’è, duque, da essere ottimisti, non solo per via delle tante innovazioni o aggiustamenti che stanno arrivando sul commercio online, ma anche perché in Italia sta cambiando il modo stesso di concepire le vendite e il rapporto con i clienti, come spiega Roberto Liscia, Presidente del Netcomm, il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano: “i negozi, anche quelli tradizionali, stanno capendo che il cliente deve essere servito dovunque, comunque e in qualsiasi momento; con la sua massima soddisfazione possibile”.