Il mercato degli e-commerce italiani che vendono anche all’estero è ancora un settore marginale e gli ultimi dati registrano una lieve flessione. Lo conferma anche e-commerce in Italia, la ricerca condotta da Casaleggio Associati.
Rispetto al campione preso in esame, la percentuale di aziende che fatturano anche all’estero è scesa dal 64 del 2015 al 59%. Il restante 41% dichiara, invece, di operare esclusivamente in Italia. Una delle ragioni va forse individuata nella tipologia di e-commerce: si tratta soprattutto di piccole o medie realtà, spesso entrate da poco sul mercato e che ancora non hanno avviato una strategia di internazionalizzazione.

Va anche aggiunto che un fattore che penalizza la vendita all’estero è anche la presenza di molti siti di e-commerce solo in italiano: per queste realtà soltanto il 10% del fatturato è generato dalle vendite oltreconfine. La percentuale sale invece al 33% per i merchant che offrono un sito multilingua e del 14% per chi ha sedi anche all’estero.

Sono comunque diverse le strategie di internazionalizzazione messe in atto dagli e-commerce che decidono di lavorare con il mercato estero. La prima, perseguita dal 26% delle aziende campione, è appunto quella di dotarsi di un sito multilingua; eppure persistono realtà che, pur avendo acquirenti stranieri, mantengono un sito interamente in italiano: capita nell’11% dei casi, valore comunque in calo rispetto al 16% dell’anno precedente. Tra i merchant che vendono all’estero cresce invece la percentuale di coloro che appartengono ad un gruppo internazionale: il 19%, sei punti in più rispetto al 13% del 2015. Mentre non c’è alcuna variazione rispetto il numero di aziende che possiedono filiali o sedi operative all’estero: sono il 3%, esattamente come nell’anno precedente.

Se confrontiamo i dati 2015/2014 notiamo comunque un lieve flessione del fatturato generato dalle vendite online all’estero: il 27% contro il 31% del 2014.Cosa si potrebbe fare per invertire questa tendenza? Un aiuto potrebbe essere quello di vendere anche attraverso marketplace. Secondo i dati emersi dalla ricerca di Casaleggio e Associati si tratta di una strategia vincente. Basti pensare che le aziende che vendono all’estero con un sito non tradotto ma che sono presenti sui marketplace arrivano a generare all’estero il 17% del fatturato, quelle che non usano questo canale si fermano al 4%.

È ovvio però che un elemento determinante per gli e-commerce che vogliono vendere anche all’estero sia investire su un sito multilingua, con una particolare attenzione ai Paesi in cui si registrano maggiori possibilità di crescita. Tra questi troviamo soprattutto gli stati europei, in particolare la Francia, la più vicina ai confini italiani, ma anche Germania e Gran Bretagna.Per quanto riguarda il mercato internazionale, il  il 36% delle aziende intervistate dichiara di essere attiva negli Stati Uniti, il 16% in Russia e il 10% in Cina. Rimane del tutto marginale la presenza in Africa o America Latina.

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