Un terreno altamente competitivo e difficile quello dell’e-commerce, sebbene stia portando risultati inaspettati e imprevedibili, data la situazione economica poco rosea nella quale versa il Paese. Rispetto ad altri paesi europei, l’Italia sembra ancora un passo indietro, eppure recenti ricerche e indagini hanno evidenziato un trend di mercato molto positivo: i web-shopper sono cresciti del 30% raggiungendo la quota di circa 12 milioni. In testa il settore e-fashion, che nel 2012 ha vissuto un incremento particolarmente significativo.
Un recente studio realizzato dall’Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con Netcomm/Human Highway, ha infatti analizzato proprio il settore dell’abbigliamento, sia sul piano della domanda sia su quello dell’offerta.
A innescare il circolo virtuoso del settore fashion è stata la recessione economica, che ha spinto gli internauti ad utilizzare un metodo di acquisto alternativo pur di risparmiare. Non è, infatti, casuale l’evoluzione del sistema di offerta delle vendite dell’abbigliamento (flash sales, coupon etc.).
Il dato sorprendente evidenziato dallo studio della School of Management è che il rapporto tra il valore dei consumi online e il valore totale delle vendite Retail nel 2012 ha raggiunto il 2,6%, grazie anche alle ottime prestazioni degli operatori del canale online e all’andamento negativo di quello offline.
Eppure, in Italia, la cultura dell’ “online” stenta ancora ad affermarsi pienamente: solo il 15% degli italiani provvede a effettuare acquisti online, in quanto per la maggior parte dei potenziali acquirenti spaventa la scarsa cultura tecnologica e l’approccio ai nuovi media. Dall’altro lato anche le imprese mostrano maggiore difficoltà ad affrontare le spese per quegli investimenti necessari a lanciarsi sul mercato online, oltre al fatto che difficilmente possiedono competenze tecnologiche e risorse umane adeguatamente formate.
Ma il 2012 ha sicuramente segnato un’evoluzione di queste dinamiche che ancora non permettono al nostro Paese di decollare nel web: infatti le Imprese su Web che hanno guadagnato quote di mercato rispetto alle Imprese tradizionali sono passate nel complesso dal 48% al 52%. Tra questi nuovi progetti rivestono un ruolo significativo i cosiddetti aggregatori, ossia quei player che ripongono aggregandola l’offerta di altri attori, tipicamente player tradizionali sia di piccole dimensioni sia in alcuni casi di grandi aziende. L’insieme di questi operatori pesa per oltre un quarto (27% per la precisione) del valore delle vendite online.