Ecommerce-Alimentari-ItalianiTante le potenzialità, ma ancora scarsa la propensione all’innovazione: questo il paradosso dell’industria alimentare italiana, fotografata nella ricerca “Work in Food, future jobs trends in the food industry” condotta per Expo 2015 dall’agenzia ManpowerGroup su un campione di 442 aziende e presentata oggi a Milano. A risultare particolarmente carente è il comparto della commercializzazione dei prodotti, dell’export e dell’eCommerce.

La ricerca, analizza il mercato del lavoro nel settore alimentare e i suoi trend futuri, al fine di affrontare le sfide mondiali su mercati in perenne evoluzione”.
In un pianeta con 800 milioni di persone denutrite e 1 miliardo in sovrappeso, dove la popolazione raggiungerà i 9 miliardi di individui nel 2050 e ancora si butta via il 30% del cibo, appare chiaro come l’industria alimentare avrà un ruolo sempre più strategico, non solo in Italia. Nonostante questo, le aziende italiane del settore food sembrano arrancare, in particolare negli ambiti della distribuzione, digitalizzazione e innovazione.

L’indagine occupazionale

Fortunatamente il mercato del lavoro nell’alimentare non sembra prevedere contrazioni per il 2015, ma nemmeno aumenti: il 29% degli intervistati assumerà (a fronte, però, di un 47% dell’Europa e 65% degli Usa) e il 63% non ridurrà l’organico (34,4% in Europa e 30% negli Usa). Il commercio rappresenta un traino occupazionale per il food, ma non per le le piccole e micro imprese, che ancora sono la maggior parte del panorama e che faticano ad aumentare il personale.
Le nuove assunzioni in Italia si concentrano, comunque, sulla produzione nell’80% dei casi. “In Italia siamo bravissimi a produrre – specifica Scabbio della ManPower –, ma poco a vendere. L’eccessiva focalizzazione sulla produzione non consente di cogliere opportunità di canale, quali l’export e il digital, e di mercato seguendo l’evoluzione dei bisogni del consumatore”.

La gestione delle vendite
Stando ai dati raccolti dalla ricerca, il settore alimentare punta più sulla produzione che sull’innovazione, sul marketing e sulle vendite, eccezione fatta per le aziende di grandi dimensioni. Diversa la situazione in Europa e negli USA, dove si riscontra una maggiore consapevolezza dei rischi alimentari, esigenze di consumo più sofisticate, rivoluzione digitale (in particolare per quanto riguarda l’eCommerce alimentare made in Italy, che sta facendo registrare una significativa crescita).

Situazione dell’export in Italia
Quello che più sorprende è che in Italia non si punta sull’export quanto si doverebbe; eppure, visto il perdurare del ristagno dei consumi in Italia, l’oltre confine dovrebbe essere quasi una scelta obbligata. Il mercato americano, al contrario, è caratterizzato da ambiti peculiari di assunzione nell’ambito sales export, sia per il retail tradizionale sia per quello elettronico.
Passando all’innovazione, quali sono i settori che le aziende reputano più strategici per il food? Ebbene, circa il 50% degli intervistati non è stato in grado di rispondere. Più reattive le piccole aziende, per cui la sostenibilità è una priorità, seguita da alimenti speciali e biologico, in linea con il resto d’Europa e con gli Usa.

L’e-commerce alimentare in Italia

Per quanto riguarda il digital, solo il 43% delle aziende intende investire in figure specializzate (contro il 60% dell’Europa e il 65% degli States). Al di là delle grandi aziende e dei player del commercio, c’è ancora poca confidenza nell’e-commerce che non è ritenuto strategico, mentre internet è vissuto spesso come una vetrina e non come un vero e proprio canale di vendita. Dal canto loro le aziende lamentano di non riuscire a trovare profili adeguati alle richieste: solo il 12% dichiara che i profili sul mercato sono adeguatamente formati. Ciononostante, il 45% delle aziende non porrà in essere percorsi formativi e quindi non colmerà il gap formativo rintracciato in fase di selezione.
C’è necessità di crescita culturale a livello di management – conclude Scabbio, presidente di ManPower – soprattutto per le pmi, per avere maggiore visione strategica. L’Expo sarà un’occasione meravigliosa per offrire uno stimolo al cambiamento culturale alle imprese italiane e dall’altro annullare un po’ le distanze tra i vari Paesi. Sul lato occupazionale potrà far percepire in maniera più netta bisogni occupazionali a oggi emergenti, come le figure legate al digital e all’innovazione”.

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