Il 72% delle pmi italiane è presente in rete con un sito web. Sembrerebbe una percentuale incoraggiante, ma come si comportano realmente le imprese italiane nel web e che uso fanno del proprio sito?
La maggior parte delle pmi, infatti, usa il sito web come un canale prettamente informativo e solo il 26% di esse lo usa, invece, come canale di vendita, permettendo agli utenti di effettuare ordini online; inoltre, altro dato interessante, il 60% delle imprese non gestisce in modo diretto il sito web e non lo aggiorna con costanza.
Per questo motivo le aziende più lungimiranti si stanno organizzando con una mirata formazione di personale qualificato, dedicato alla comunicazione attraverso il web, all’apertura verso nuovi mercati come quelli emergenti, al customer service online e al social media marketing in senso lato.
Avere un sito internet, non ottimizzato ed indicizzato nei motori di ricerca, non supportato dal potenziale di advertising dei motori di ricerca e da tutti gli strumenti che la rete offre è come avere per le mani un’arma e non conoscerne né sfruttarne il potenziale. Il commercio elettronico, invece, potrebbe essere uno strumento efficace per le imprese italiane, anche se questo è un concetto che stenta a diffondersi e radicarsi in Italia; competere a livello internazionale e non più soltanto a livello nazionale o locale, offrire la possibilità di acquisti via mobile commerce, per esempio, è un fattore che in molti sottovalutano: eppure il dato di “m-commerce” è passato da 26 a 81 milioni di euro nel 2011, un incremento del 210% dato anche dalla diffusione di smartphone, tablet e device che sfruttano la rete mondiale.
Ma i vantaggi futuri non finiscono qui, perché l’advertising tradizionale, l’editoria, la TV, pur mantenendo standard di popolarità elevati e un indiscutibile ritorno degli investimenti pubblicitari, hanno costi non paragonabili a quelli “sostenibili” del Web Marketing, senza considerare che la rete è globale, non ha limiti di territorialità.
A conti fatti, il web è il mezzo più economico e “misurabile” rispetto ai media tradizionali: permette di monitorare costantemente il ROI e tanti altri parametri legati alla propria attività e – dettaglio non secondario – permette continui miglioramenti e aggiustamenti in corso d’opera, operazione difficile e costosa nell’ambito della pubblicità tradizionale. Basti pensare a quanto può costare produrre uno spot televisivo e proporlo sui canali nazionali e a quanto costa una pubblicità su un quotidiano a tiratura nazionale.
Proviamo a immaginare a un “errore” su una rivista, una promozione che non interessa al pubblico, uno spot televisivo che “non rende” in termini di ritorno: una volta fatto, per un periodo definito, saremmo costretti a osservare senza poter fare nulla e pagando; il web in questo, per i costi, per i dati che si raccolgono, per la sua infinita possibilità di applicazioni, è correggibile, ha costi bassissimi, ha la possibilità di essere in più lingue, di colpire più mercati e di intersecare diverse strategie di marketing.