È stato giudicato un passo inevitabile per le imprese del lusso italiane, soprattutto in questo momento di recessione economica in Europa. È stato ritenuto la nuova frontiera per l’incremento del business. Sto parlando del crescente numero di ecommerce del lusso Made in Italy in Cina.

Sempre più ricchi

Secondo gli studi McKinsey&Company, solo pochi anni fa i consumatori cinesi facevano la maggior parte dei loro acquisti di beni di lusso all’estero, mentre oggi il 60% sono fatti in Cina. Entro il 2015, la Cina dovrebbe avere più di 4 milioni di famiglie benestanti, dato che la rende il quarto più grande Paese in termini di numero di famiglie ad alto reddito dopo gli Stati Uniti, il Giappone e il Regno Unito, sempre secondo un rapporto di McKinsey&Company. Certo, anche se l’ostentazione dei loghi ha perso appeal e i consumatori orientali non sentono più il bisogno di vestire necessariamente griffato, il Made in Italy in Cina resta comunque un ottimo biglietto da visita per i ricchi, che apprezzano i più noti brand italiani.

Dalle riviste a Internet

Come ha spiegato Du Yuzhou, presidente onorario del China National Textile and Apparel Council, nel 2020 i possibili consumatori per il settore del lusso in Cina diventeranno 180 milioni. Ma chi acquista via ecommerce? Sono giovani, che abitano nelle maggiori città del Paese, spesso hanno studiato all’estero e conoscono i brand. «Nell’evoluzione dell’identikit del consumatore tipo per i beni di lusso in Cina ci aspettiamo che i giovani tra i 18 e i 35 anni arrivino a coprire il 50% degli acquisti» spiega Marco Francesco Mazzù, partner di McKinsey. In particolare, è prevista una crescita del numero di cosiddetti “fashion addicted”, persone che per comprare prodotti Made in Italy in Cina spendono oltre il 40% del proprio stipendio e che sono molto attivi su ecommerce e sui social network. In Cina il WOM (Word of mouth) via web viene usato molto più che in altri Paesi, e la viralità del social media marketing rappresenta una frontiera tutta da giocare. A rafforzare questa tesi, un dato che emerge sempre dalla ricerca McKinsey&Company: prima dell’acquisto i consumatori in Cina consultano nel 53% dei casi i fashion blog (contro il 27% di americani e italiani). Questo indica che viene sempre più preso in considerazione il punto di vista di opinion leaders dal basso, che non sono necessariamente addetti/e ai lavori del settore.

Ecommerce che non conosce crisi

Esiste una fascia di consumatori cinesi che non può permettersi i prodotti del lusso top level italiano ma cerca un abbigliamento di tipologia superiore al basic locale: questo è uno dei target più appetibili per un business del Made in Italy in Cina, quello curioso di scoprire nuovi brand a prezzi ragionevoli ma sempre di origine certificata italiana. «L’ecommerce è un mercato che non conosce crisi e io, come azienda, guardo a questo settore», ha detto Lavinia Biagiotti, figlia della stilista e fondatrice del marchio, Laura.

Per un’azienda che intende rivolgersi al mercato cinese è necessario tenere in considerazione l’aspetto del web marketing e dei social media, e occorre attrezzarsi a livello tecnologico con professionisti esperti nel settore ecommerce. Per avere altre informazioni e capire come sviluppare un business del Made in Italy in Cina, contattatemi all’indirizzo email info@lmlcompany.it.

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