L’e-commerce cambia e si evolve: a partire dal 13 giugno 2014 entreranno in vigore le nuove regole per il commercio elettronico dettate dalla direttiva europea entrata in vigore lo scorso 26 marzo. La direttiva, nata allo scopo di dare delle regole universali e omogenee a tutti i Paesi, offre maggiori garanzie su tutti i contratti a distanza con un controvalore superiore ai 50 euro.
Ma gli obiettivi della nuova direttiva europea non si esauriscono qui. Fiducia, trasparenza e sicurezza sono i tre punti cardine del regolamento, indispensabili per permettere anche lo sviluppo del commercio elettronico transfrontaliero, e non solo quello dei singoli Paesi Ue. “L’incremento del commercio transfrontaliero potrebbe infatti portare a una crescita del Pil europeo, diventando dunque un propellente dell’economia del Vecchio Continente” – commenta Roberto Liscia, presidente di Netcomm, il consorzio nato nel 2005 con l’obiettivo di favorire la diffusione e la crescita dell’ecommerce in Italia.
I dati confermano l’importanza di investire risorse ed energie nell’e-commerce transfrontaliero, che potrebbe portare a una significativa crescita del Pil europeo, dando un forte impulso all’economia del vecchio Continente. Stando ai dati, negli ultimi due anni gli e-shopper italiani si sono quasi raddoppiati, passando da 9 a 16 milioni, nonostante l’Italia continui a giocare il ruolo di fanalino di coda in termini di numero di imprese che vendono oltre frontiera. Come Paese, dunque, siamo ancora indietro in termini di fatturato complessivo dell’ecommerce, sebbene lo scorso anno il bilancio si sia attestato intorno ai 14 miliardi di euro. Questi dati fanno capire quanto sia importante questa nuova direttiva europea: maggiore fiducia, trasparenza e omogeneità sono premesse importanti per lo sviluppo del commercio elettronico.
Cosa cambia con le nuove regole?
Per prima cosa, a cambiare è il tempo a disposizione del consumatore digitale insoddisfatto della merce che ha ricevuto: 14 giorni, a decorrere dal momento in cui si riceve il prodotto, contro i precedenti 10. Inoltre, dopo aver comunicato l’intenzione di voler restituire la merce, il consumatore ha altri 14 giorni a disposizione per spedire i prodotti acquistati al negoziante. Nel momento in cui il consumatore dichiara di aver spedito la merce, il negoziante è obbligato nei 14 giorni successivi al ricevimento dell’informativa a restituire la somma, mentre attualmente ha a disposizione un mese.
Un altro cambiamento importante a tutela del consumatore è la maggiore trasparenza delle spese, con il negoziante che è obbligato a dichiarare i costi che il consumatore dovrà sostenere in caso di restituzione della merce. E se le spese non sono state palesate in anticipo, allora i costi di restituzione saranno a carico del merchant. «Inoltre – spiega il presidente di Netcomm – in fase pre-contrattuale è richiesta la massima trasparenza con riferimento alla descrizione dei beni e servizi, all’identità del venditore e al prezzo del bene. Devono essere chiaramente indicate tutte le voci di spesa e anche le imposte, oltre alle diverse modalità di pagamento. Tutte informazione che se dovessero mancare darebbero un potere immediato di rivalsa al consumatore».
Prese dal ciclone di cambiamenti sono anche le contratti formulati a distanza, come le vendite effettuate fuori da uun punto commerciale, per esempio quelle a catalogo e telefoniche. In questi due casi, la vendita si finalizza soltanto se c’è una conferma contrattuale della proposta commerciale formulata dal venditore. Prima di spedire un prodotto o abilitare un servizio, il venditore deve mandare un contratto in forma cartacea da far firmare al cliente. Solo allora la vendita potrà intendersi valida a tutti gli effetti. Ma questo se da un alto tutela maggiormente il consumatore, dall’altro vuol dire anche far morire tutte le vendite a distanza. E per arginare tale rischio è necessario introdurre meccanismi che accelerino il processo di vendita, come meccanismi di registrazione digitale certificata o anche la firma elettronica e l’identità elettronica.
Infine, anche l’aspetto sanzionatorio è stato intensificato. Il commerciante che non rispetterà le nuove regole andrà incontro a una sanzione che può oscillare da un minimo di 5mila euro (50mila in caso di gravi violazioni) a un massimo di 5 milioni.