La Commissione Europea ha condotto una ricerca in cui ha preso in esame 697 siti di e-commerce dell’Unione Europea per evidenziarne eventuali punti critici.
Lo scopo era esaminare i processi di acquisto online per capire la facilità con cui gli utenti riescono a comprare tramite e-commerce e quali sono gli aspetti migliorabili.

I risultati non sono incoraggianti: circa il 63% degli e-commerce non ha superato l’esame. In pratica, sul totale dei siti esaminati, 436 risultavano avere delle irregolarità.

I siti sono risultati poco chiari, con informazioni incomplete. Talvolta non venivano neppure garantiti i diritti dei consumatori.
Nello specifico, un sito su tre non riportava dettagli sul fornitore del prodotto o servizio in vendita. E uno su cinque non forniva agli utenti dati trasparenti e completi riguardo le condizioni contrattuali e il listino prezzi.

Ma quali sono stati i problemi più comuni rilevati dalla Commissione Europea?
Circa due e-commerce non conteneva informazioni specifiche riguardo le modalità di recesso della compravendita online. Ad esempio non riportavano quanti sono i giorni entro cui è possibile recedere oppure non contenevano alcun modulo per il recesso.

Un sito su tre aveva, invece, dettagli poco chiari riguardo il venditore. Oppure, in altri casi le informazioni c’erano ma erano incomplete. Capitava spesso che i siti esaminati dalla Commissione Europea non riportassero l’indirizzo o il nome completo del fornitore.
In questo modo per gli utenti diventava difficile, se non impossibile, mettersi in contatto con il venditore per rivolgergli eventuali richieste di informazione.

Inoltre il 21% dei siti di ecommerce non dava informazioni chiare sul prezzo di vendita.
In molti casi la tariffa esatta la si conosceva solo dopo aver confermato l’ordine. Così come le condizioni contrattuali.
Nei casi più gravi, il 18% dei siti, non venivano indicati neppure dati specifici cui prodotti o i servizi proposti. Talvolta le informazioni erano incomplete, altre quasi inesistenti.

C’è da dire che, a seguito dell’esposizione dei risultati, l’88% degli e-commerce segnalati come incompleti è corsa ai ripari, correggendo i punti segnalati. I restanti 83 siti che non sono ancora intervenuti in tal senso, saranno invece sottoposti a procedimenti legali e amministrativi.

 

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