Periodo di grandi cambiamenti in casa Google, quasi stravolgimenti epocali: quello che sembrava ormai dato per scontato a tutti gli esperti SEO e ai web marketers, oggi è messo in discussione e sembra vacillare in seguito a numerosi e importanti aggiornamenti. Sono proprio questi ultimi a fare da oggetto della recente ricerca condotta da Searchmetrics, volta ad analizzare i nuovi fattori che determinano il posizionamento organico su Google.
Lo studio, che ha analizzato 10.000 keyword, 30.000 SERP e 300.000 title, description e URL con l’obiettivo di capire la correlazione fra un determinato fattore e il posizionamento sul motore di ricerca, cade in un momento molto delicato, nel quale i recenti update di Google (Panda e Penguin) hanno contribuito a modificare profondamente l’ordine dei risultati del motore.In estrema sintesi, dallo studio è emerso che i 3 fattori che più influenzano il ranking su Google sono:
Facebook (condivisioni, commenti e like)
Numero di backlink
Tweet
Ecco qualche considerazione.
1. Epoca “Social”: niente più dell’attività social è intimamente connessa a un ranking elevato. Facebook, Google+, Twitter: sono loro i veri protagonisti del buon posizionamento sui motori di ricerca; per questo motivo ogni strategia di web marketing non può che integrare completamente i social network al proprio sito, blog, e-store e così via.
2. Stop alla pubblicità eccessiva: è quanto ha messo in luce Searchmetrics, che ha messo in luce la difficoltà a posizionarsi di alcuni siti aventi un numero troppo alto di annunci pubblicitari. I motori di ricerca non vedono di buon occhio tutto questo “spam” e l’eccessiva strumentalizzazione di siti e blog a fini meramente “commerciali”.
3. Link non solo in quantità, ma anche di qualità: se il numero di backlink, però, rimane un ottimo fattore, cresce l’importanza dell’utilizzo di àncore con dentro stop words e nofollow (cosa che confermerebbe anche la teoria di diversificare parecchio link e anchor text, evitando che “puzzino” troppo di SEO, e scongiurando in tal modo possibili penalizzazioni).
4. Crescente importanza dei brand: i brand più noti, a parità di fattori SEO, si posizionano meglio dei “non brand”. E’ consigliabile, quindi, puntare fortemente sulla creazione di un proprio marchio altamente riconoscibile.
5. Keyword nel domain name: sebbene se ne discuta, pare che i nomi dominio contenenti parole chiave al loro interno, si posizionano in alto nelle SERP di Google.
Qualità contro quantità, benchè l’importanza del brand e delle keyword parrebbero ancora andare nel senso di un SEO tradizionale. E’ interessante vedere come questo approccio è stato esteso anche a nuovi settori di sviluppo, come nel caso delle applicazioni: esistono aziende come questa che si specializzano nell’ottimizzazione del ranking della propria applicazione, il che la dice lunga sullo stato del mercato delle apps al momento (caotico e affollato) ma anche sul fatto che il concetto di SEO, che molti davano già per morente con l’introduzione di Panda, può essere esteso a diversi campi ed ha ancora una fiorente carriera davanti a sè.