Ho sempre accuratamente evitato di scrivere di fatti di cronaca ma il risultato delle elezioni politiche italiane impone una seria riflessione sulla frattura provocata dai politici nell’elettorato. I dati fotografano bene la situazione: su 46.906.343 elettori il numero dei votanti è stato di 35.271.540, con un’affluenza pari al 75%. Le schede non valide sono state 1.269.017, mentre le schede bianche 395.286. Il 50% degli aventi diritto al voto ha scelto il Movimento 5 Stelle oppure ha deciso di astenersi, non votare, annullare la scheda. Con le proprie scelte, gli italiani hanno voluto esprimere un chiaro e netto messaggio alla classe politica: “non ci sentiamo rappresentati e non nutriamo nessuna stima e fiducia nei vostri confronti”. Questo va detto in modo chiaro e netto, in quanto i dibattiti e i commenti post elettorali vedono una classe politica che si autoassolve e che non dimostra di comprendere che il problema è la credibilità della medesima classe politica unito alla crisi economica e alla disoccupazione del Paese. Beppe Grillo si sta sforzando da tempo di dire ai giornalisti che dalle domande che pongono emerge una mancata comprensione del fenomeno Movimento 5 Stelle. Invita i rappresentanti degli altri partiti ad andarsene a casa per sempre. Sembra di assistere ad un dialogo tra sordi, ma è esemplificativo di quello che sta succedendo in questo momento e delle profonde spaccature all’interno del Paese.
Classe politica allo sbando
A livello generazionale oggi balza al potere la generazione dei digital native o meglio detta generazione Y. Persone pragmatiche, disincantate rispetto alle chimere dei politici, che comunicano attraverso l’uso della Rete e dei device. Una rivoluzione silenziosa, che ai più è passata inosservata, ma che con la diffusione degli smartphone, tablet e Internet sta cambiando molti paradigmi del vivere quotidiano.Se si analizzano i dati, emerge un quadro d’insieme impressionante. La rivoluzione del 1017 in Russia è stata molto rumorosa e cruenta. La rivoluzione digitale invece non si sente, ma incide quanto l’altra nel tessuto sociale, nelle abitudini e consuetudini. Qualche numero: 35 miliardi di app scaricate nel 2012, 600.000 app create nel 2011, che nel 2012 sono arrivate a 2 milioni. Nel 2012 sono stati venduti 1,75 miliardi di smartphone in tutto il Mondo, secondo le statistiche di Gartner. Si stima che i tablet venduti nel mondo nel 2013 saranno 240 milioni con un incremento del 63% sul 2012. Tutti consumatori always on, ovvero sempre connessi che interagiscono tra loro. Quando la stampa o gli altri partiti contestano a Beppe Grillo di non comunicare non si rendono conto che, al contrario, comunica in modo efficace con il suo pubblico e ne sa intercettare i bisogni. Grillo in questi anni ha attentamente studiato la Rete, i suoi umori, le esigenze. Non dimentichiamo che il maggior supporto a Grillo è stato fornito da Gianroberto Casaleggio, che nel gennaio 2004 fondò la Casaleggio associati per studiare la Rete e la sua evoluzione. Oltre a gestire il Blog di Grillo, Casaleggio fino al 2010 ha anche gestito il blog di Di Pietro. Nella descrizione delle proprie competenze alla voce Vision, Casaleggio associati scrive: «La Rete, intesa come l’utilizzo di Internet e la sua integrazione con le reti aziendali, rende necessaria, per ogni organizzazione, una visione strategica di lungo termine in cui definire priorità, fattibilità, attuazione e valutazione del ritorno degli investimenti». Occorrerà comprendere che evoluzione e maturazione politica assumerà il Movimento 5 Stelle in futuro. Per il momento sono gli unici che insieme a Berlusconi hanno saputo ascoltare ed interpretare il disagio dei propri elettori.
Identikit di un Paese
Sul fronte sociologico assistiamo alla umiliante situazione della popolazione tra i 40 e 60 anni, che per la prima volta dal dopoguerra non potrà offrire ai propri figli il benessere e lo status quo che essa stessa ha ricevuto dai propri genitori. La fascia superiore ai 60 anni invece si è vista prorogare i termini per andare in pensione. I ragazzi sotto i 30 anni stanno conoscendo la più alta percentuale di disoccupazione del secolo. Sul fronte economico emerge la spaccatura tra chi non ha lavoro o ha difficoltà a raggiungere il fine mese, e chi si arricchisce. Le riforme attuate dall’ultimo governo e le scellerate scelte effettuate nell’ultima legislatura hanno provocato una lacerazione difficile da sanare. Sul fronte politico la precedente legislatura non ha saputo né elaborare una nuova legge elettorale, né fronteggiare la situazione economica e adottare le misure necessarie per supportare il Paese nel momento di massimo bisogno degli ultimi anni. Una classe politica che ci ricorderemo per i battibecchi, per l’incapacità di assumere comportamenti all’altezza della situazione, per gli scandali in tutte le fazioni. L’unico personaggio che ha saputo essere all’altezza del proprio ruolo è il nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Una figura rispettata e amata dai cittadini, che ha raccolto consensi e applausi a scena aperta in ogni località dove si è recato. Gli Italiani hanno apprezzato questa figura, che nel momento delle scelte difficili e del bisogno non si è tirata indietro, ma che nella solitudine che gli impone il ruolo ha assunto, meditando con attenzione e nell’interesse del Paese, le decisioni più importanti. Mentre la classe politica chiedeva ai propri concittadini dall’oggi al domani sacrifici su tutti i fronti incidendo pesantemente sul portafoglio e sulle poche certezze, come la prima casa, la classe politica è stata incapace di adottare qualsiasi forma di contenimento delle spese, della stessa classe politica e di tutto l’apparato statale, rifiutando qualsiasi forma di taglio. Dalle elezioni sono rimasti fuori dai riflettori i sindacati. Tuttavia essi registrano la medesima crisi di identità e le stesse peculiarità dei politici. Anche il sindacato ha abdicato al proprio ruolo, e si trova decisamente in crisi: i lavoratori attribuiscono maggiore fiducia a figure come Marchionne, capaci di trasmettere durezza ma anche chiarezza.
Sguardo al futuro
L’ultima campagna elettorale ci consegna il peggior esempio di come si potesse comunicare con gli italiani. Invece di ascoltare e cogliere le mille sfaccettature che come rughe solcano un viso bruciato al sole, i politici si sono esibiti nel loro peggior repertorio. Finché il benessere diffuso non ha intaccato le tasche di ciascuno di noi abbiamo accettato una classe politica e una burocrazia asfittica e invadente come un male necessario. Nulla di cui andare orgogliosi, ma un’entità tollerata, a volte blandita, di certo mai amata. Oggi che la crisi economica e la mancanza di lavoro hanno consumato tutto il benessere, il cittadino italiano ha deciso di ribellarsi. Non possiamo essere considerati a livello internazionale lo zimbello dell’Europa a causa dei nostri politici, quando i nostri prodotti, frutto del nostro lavoro, svettano invece sui mercati esteri. La Ferrari ha archiviato il bilancio 2012 come il migliore di sempre. Ma non è l’unica azienda italiana che brilla sui mercati esteri: Luxottica, Prada, Armani, e tante altre sono oggetto di culto ed ammirazione ovunque. Sono reduce da un viaggio in Cina dove mi sono recato per l’ecommerce e mi sono sentito richiedere sempre e solo prodotti Made in Italy. Alle elezioni è arrivata la scossa. Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta. Così inizia il nostro inno nazionale. È nel nostro DNA. Adesso è il momento di guardare al futuro con estrema concretezza, perché i mercati non attendono. È necessaria una svolta, che parte innanzitutto dall’attuazione delle politiche volte al potenziamento delle nuove tecnologie, note anche come Agenda Digitale. La Repubblica italiana è fondata sul lavoro e anche questa volta ce la faremo.