Internet ha realmente cambiato le nostre abitudini d’acquisto? La risposta che proviene dai dati e-commerce raccolti negli ultimi anni sembra essere perentoria: l’ondata digitale ha travolto l’economia tradizionale dando una sferzata positiva a tutti i segmenti di mercato. Ma partiamo dagli esordi, quando l’acquistare online faceva torcere il naso anche ai più progressisti.
Nel 1999 il fatturato mondiale dell’e-commerce superava i 110 miliardi di dollari (fonte: Idc, 1999). A più di un decennio di distanza lo scenario è mutato radicalmente: il quadro globale a fine 2012 vede più di 2 miliardi di persone collegate alla Rete, il 78% della popolazione statunitense e il 64,5% di quella europea navigano attraverso vari dispositivi. Gli italiani online sono 26 milioni e ben 13 milioni hanno effettuato almeno un acquisto online.
Il 2013 rincara la dose: il giro di affari del settore e-commerce business to consumer supererà 1 trilione di euro. Gli Stati Uniti rimangono il mercato unitario più grande, come singolo paese, con 297 mln di dollari. I paesi europei a livello aggregato arrivano a 307 mld di dollari.
Il leader incontrastato delle vendite online, per volume di affari, è Amazon; il player statunitense si colloca al primo posto con 60 miliardi di dollari, contendendosi il primato con Alibaba, il gruppo cinese al secondo posto con un fatturato di 40 miliardi di dollari.
Che cosa accade in Italia
Partita con un po’ di ritardo e diffidenza, l’Italia sta recuperando con una crescita a doppia cifra: ben il 32,1% nel 2011 e il 25,5% nel 2012, raggiungendo un volume di affari di 12,8 mld di euro. Ok, gli acquirenti non raggiungono ancora le cifre degli altri Paesi, ma la spesa procapite è molto elevata, toccando i 1.380 dollari (eMarketer, 2012). Ma la diffusione del commercio elettronico mostra ancora delle contraddizioni e lacune, soprattutto nell’ambito delle piccole e medie imprese: solo il 29% di quest’ultime, infatti, dichiara di far uso del canale e-commerce.
Perché si acquista online
Secondo i dati raccolti da Contact Lab, l’89% degli utenti compra perché online trova il miglior prezzo, l’84% per la facilità di reperimento dei beni, l’80% per l’ampia scelta, il 77% per la comparazione tra prezzi e prodotti, la raccolta di informazioni (76%) e la possibilità di superare i vincoli di chiusura degli esercenti tradizionali acquistando in ogni momento (75%), con conseguente risparmio di tempo (65%).
Quali saranno i settori trainanti
Rivoluzionario è stato, l’avvento dell’e-commerce in settori quali l’editoria e la musica. Pc e tablet hanno portato incredibili cambiamenti in questi ambiti: nel Rapporto La Stampa in Italia (2009-2012), la Federazione Italiana Editori Giornali ha messo in evidenza una tendenza irreversibile che segna il progressivo abbandono del cartaceo ed il (lento) approdo al digitale. Lo stesso vale per il settore musicale, con l’abbandono del tradizionale supporto rigido: esistono, ad oggi 500 servizi di musica legale e 20 milioni di brani; al contempo, servizi quali Spotify, Last.fm, Pandora ed altre formule di “abbonamento” musicale hanno generato milioni di clienti. Ancora, i settori più interessati dai cambiamenti in atto saranno i libri che approderanno online e il settore dei videogiochi.
Buongiorno.
Non capisco come fate a dire che prendete i dati da eMarketer e poi date numeri diversi.
Almeno potreste citare le fonti da dove prendete altri numeri altrimenti non si capisce quale sia la verità.
Grazie
Gentilissimo Andrea, in effetti si trovano spesso dati discordanti relativamente alle statistiche e-commerce; in questo caso molti dei dati sono tratti dal sito Eurispes, Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali che opera nel campo della ricerca dal 1982. Nello studio molto approfondito e articolato che l’Eurispes ha condotto vi è anche un rifacimento ai dati eMarketer 2012, con particolare riferimento alla spesa pro-capite degli utenti (1380 dollari).
La ringrazio per la segnalazione e Le porgo un cordiale saluto.