Vendere sui social media non è un’impresa da poco. Così la pensa Gianluca Diegoli, docente dell’Università Iulm e autore del libro Social Commerce. “Vendere sui social network è complicato soprattutto perché si tratta di piattaforme dedicate all’intrattenimento e ricche di stimoli che distraggono l’utente dal completamento dell’acquisto”.

Se gli e-commerce sono concepiti per condurre l’utente a ultimare l’acquisto senza ripensamenti, sui social le distrazioni sono all’ordine del giorno. Ma c’è un risvolto della medaglia. Proprio tenendo conto di questo aspetto “ludico” che caratterizza i social, la vendita diretta dalla timeline di Twitter o dalle altre piattaforme è destinata a funzionare per “gli acquisti di impulso. Prodotti che costano poco, offerte speciali o limitate nel tempo”.

Ad oggi, gli esempi di social che si sono lanciati in quest’avventura non hanno prodotto esiti particolarmente positivi. “Facebook ci aveva provato qualche anno fa, ma di negozi attivi ne sono rimasti pochissimi”, ricorda Diegoli. Ma nonostante il precedente non proprio entusiasmante, secondo alcune indiscrezioni, Twitter starebbe per tentare la strada del social commerce, dando la possibilità agli utenti di completare i propri acquisti senza aver lasciato il sito di microblog.

Il vantaggio principale di Twitter rispetto a Facebook è quello di garantire un’esposizione maggiore nel flusso delle offerte; inoltre la decisione di inserire l’anteprima delle foto nel feed servirà a rendere gli eventuali annunci più appetibili.

Puntare sul potere delle immagini è – dati alla mano – una strategia corretta, come dimostra il successo e la rapida crescita di Pinterest, il social network che aiuta maggiormente i siti di e-commerce. La differenza sta nel fatto che in questo caso non si parla di vendita diretta, poiché la transazione non avviene su Pinterest ma sul sito dell’esercente, cui l’utente giunge dopo aver visto sul social (nella propria home o sul profilo di un amico) la foto del prodotto desiderato. Secondo un’indagine di Piqora, una citazione su Pinterest, il cosiddetto “pin”, ha un valore medio di 0,78 dollari di vendite per un portale di commercio elettronico, dato in crescita del 25% rispetto al 2012 e da leggere in considerazione del fatto che ogni pin ha una media di condivisione di 10 volte.

La piattaforma Shopify, soluzione che permette di realizzare siti di e-commerce, conferma: secondo i dati relativi alle prestazioni dei 25mila negozi online del gruppo, il traffico proveniente da Twitter è pari a quello che arriva da Pinterest, nonostante la popolarità maggiore del primo, e chi ha arriva dal social visuale ha il 10% di probabilità in più di fare un acquisto. E ancora, i visitatori di e da Pinterest spendono in media 80 dollari, più del doppio della media degli ordini di chi arriva da Facebook.

E’ ancora Diegoli a spiegare il motivo di questa benevolenza di Pinterest nei confronti dell’e-commerce: “I post di Pinterest assomigliano già a una scheda prodotto ed è abbastanza facile assimilare un clic sulla foto all’azione che si fa per mettere i prodotti nel carrello”, aggiunge ancora Diegoli. Il segreto sembra dunque quello di creare un contesto più possibile affine alla vendita, soprattutto se si vuole convincere l’utente a farsi incuriosire e a concludere l’acquisto.

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